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OLIVIERO GESSAROLI

L'equilibrio 

che è armonia

Artista votato al paesaggio, 

ogni paesaggio è anche un ritratto.

Dialogando confidenzialmente!!! 

   Devo subito chiarire che non sono un critico d’arte; neanche il mio linguaggio è conforme a quello utilizzato dagli esperti nella lettura di un’opera. Il mio approccio è, piuttosto, quello di chi contempla e si lascia coinvolgere emotivamente, e non solo, da quanto osserva per incontrare la persona che attraverso il quadro, l’incisione, la scultura, ecc., si pone in relazione e mi parla di sé. Più in là non sono capace di andare. 

   Queste mie brevi note, perciò, vanno comprese come un dialogo tra me e Oliviero Gessaroli, un momento particolare, se vogliamo, che si colloca nel percorso pluridecennale di un rapporto iniziato in quello straordinario vivaio di talenti creativi che è stato e continua ad essere l’Istituto d’Arte - Scuola del Libro di Urbino, anche se oggi ha un nome diverso. 

   Ciò che mi colpisce nei lavori di Oliviero è innanzitutto la fedeltà ad una ricerca estetica, indubbio retaggio della Scuola del Libro, che, però, non è fine a sé stessa, ma rivela il bisogno profondo di un animo teso alla ricerca di armonia. Armonia non solo formale, quindi, ma esigenza di sintesi, convergenza di sensazioni e di esperienze che confluiscono in una visione interiore di compimento e di pienezza di vita. L’estetica, in lui, non è solo bellezza di una immagine ma assume il significato di aspirazione esistenziale, di etica della vita. E la vita non è sempre solarità e armonia. Sono molto spesso presenti dissonanze che inducono fatica e sofferenza, ma alle quali non si vuole cedere rinunciando a speranze e sogni. Le dissonanze, i conflitti sono sempre aperti a nuove illuminazioni, alla risoluzione verso accordi melodici attesi e invocati nel momento del disagio legato alla ricerca del Vero, del Bene e del Bello che nella storia di ciascuno non sempre è evidente, definitivo e solido. 

   Si comprende, allora, come il Paesaggio, elemento privilegiato nell’espressione artistica di Oliviero, non è più ciò che è attorno a me, ma visione interiore che si manifesta talvolta come conflitto, tal altra come sogno, come aspirazione da riconoscere e definire perché la si possa tradurre in vita vissuta nel quotidiano. Ci può essere l’oscurità della macchia che, tuttavia, non è mai chiusa in sé stessa perché viene squarciata da un lampo di luce che suggerisce un altrove, una suggestione che sollecita ad uscire dall’ombra e cercare cieli nuovi e sereni. Ci può essere la policromia delle forme che, come nel desiderio di un futuro più luminoso, sfumano attraverso una leggera velatura per cui gradualmente, e secondo i movimenti dell’animo, cancellano i confini, i limiti reciproci non più vissuti come muri che chiudono ma come soglia attraverso la quale ci si introduce in un percorso che, ancora una volta, punta alla integrazione dei sentimenti, delle emozioni, dei progetti. Non è un’azione di omologazione verso un unico colore o un’unica forma, ma vibrazione-scambio cromatico che esalta l’originalità delle masse senza frammentarle, traducendo forme e colori in una percezione, complessa e dinamica come la persona, che induce calma e pace interiore.

   È un cammino, quello di Gessaroli, che invoca e suggerisce il superamento delle contrapposizioni e dei conflitti indicando la possibilità e la bellezza della sinergia vitale di valori, sentimenti, visioni ed emozioni; vale a dire armonia dell’essere e creatività del vivere e agire, pienezza di umanità! 

   Ho sempre pensato all’arte come sogno e proposta di umanizzazione. In Oliviero questo anelito diventa meditazione che si fa parola, comunicazione ideale e progetto. E i suoi lavori, che siano grafica, pittura o scultura, lo evidenziano con grande ricchezza di stimoli, più sussurrati che apertamente proclamati, ma sempre dialogici, articolati e sgorganti dal profondo di una tensione esistenziale, che si fa voce per invitare ad una ricerca di senso, indefessa e dinamica. 

 

Urbino, 28 gennaio 2021 

Fermino Giacometti